Il lato bello e buono della tecnologia

Ha letteralmente fatto il giro del mondo in poco tempo l’articolo di Judith Newman, giornalista e scrittrice del “New York Times” nonché madre di Gus, bimbo autistico: quest’ultimo ha come migliore amica Siri, l’”assistente intelligente” della Apple sugli Iphone e Ipad, e lo scritto in questione si basa proprio su questa curiosa relazione.

Da quando Gus ha scoperto Siri non esistono più limiti alle sue domande e alla sua curiosità, non vi sono più misteri né blocchi comunicativi: Siri risponde rapidamente, sempre precisa, efficiente, evitando crisi di nervi alla stessa mamma, troppo di frequente messa di fronte ad improbabili ed ingarbugliate conversazioni relative al traffico aereo del momento e ad altre ossessioni su cifre e fenomeni naturali -caratteristica tipica dei bambini autistici, affascinati dai numeri e dai dettagli.

Curiosamente questa storia vera richiama alla memoria precedenti cinematografici, come l’episodio della serie tv britannica “Black Mirror” intitolato “Be Right Back” (Torna da me) e il film di Spike Jonze “Her”, del 2013. Nel primo Martha, a seguito della morte del giovane marito, si lascia andare ad una relazione con un’intelligenza artificiale, una voce custodita in un computer e creata grazie ai contenuti social diffusi nel web dal giovane quando era ancora in vita: presto però questa voce virtuale prende concretezza in un corpo sperimentale di carne sintetica, una sorta di clone umano; il lungometraggio invece narra la vicenda di un uomo solo che instaura una relazione  amorosa con il proprio sistema operativo intelligente, dalla quale viene totalmente travolto. Entrambi sono dunque esempi interessanti e validi che ci rimandano a scenari distopici e a tratti forse un po’ inquietanti, futuri non poi così tanto lontani, nei quali si mette in discussione la stessa natura delle relazioni umane. Tuttavia  una cosa è certa: l’invasione della tecnologia nelle nostre vite non è sempre poi solo negativa. Nel caso di Gus e di tanti altri bambini autistici o con disturbi simili, un’intelligenza artificiale come Siri riesce più degli stessi esseri umani a soddisfarne le curiosità ossessive e desiderose di particolari in ogni momento, dando vita a botta e risposta divertenti e costruttivi, regalando impulsi naturali al dialogo.Gli sviluppatori degli assistenti intelligenti garantiscono che presto saranno in grado di fornire aggiornamenti grazie ai quali tali sistemi potranno essere sempre più d’aiuto per persone con problemi di comunicazione; inoltre, stando a quanto rilasciato da “Siri International”, la futura generazione di assistenti virtuali oltre a custodire informazioni porterà avanti conversazioni più complesse relativamente agli interessi di una persona, anticipandone le domande e i gusti.In alcuni casi la tecnologia non è il male assoluto ma qualcosa di utile e meraviglioso: questo perché le macchine sanno essere particolarmente pazienti, molto più degli esseri umani.

 

Michela Graziosi3siri

 

 

 

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