Medio Oriente – Sangue e conflitto.Dissacrazione di una terra Santa

israel-palestineNelle ultime settimane si è assistito ad un nuovo inasprimento del conflitto in Medio Oriente tra Israeliani e Palestinesi. Tre giovani ragazzi israeliani sono morti dilaniati da una bomba mentre stavano andando a scuola e, naturalmente, questo ha scatenato la rappresaglia contro i Palestinesi con bombardamenti, incursioni e vittime anche tra i civili. Lo stato della contesa tra questi due popoli è giunto ormai ad un punto tale che non si distinguono più le motivazioni che l’hanno causata, ammesso che possano esserci spiegazioni per un bagno di sangue come quello che si sta perpetrando, da più di sessant’anni, nella terra che è sacra per tutte e tre le grandi religioni monoteiste. L’ostilità infatti ha origini molto antiche e nasce ben prima della risistemazione degli Israeliani in quella terra nel 1948, all’indomani della fine della guerra come parziale e, bisogna dirlo, intempestivo “risarcimento” nei loro confronti, da parte degli Alleati. In particolar modo, a complicare la già difficile convivenza dell’anima ebraica con quella islamica è intervenuto un forte senso nazionalistico israeliano, che si rifà al movimento cosiddetto sionista, in difesa e in denuncia di tutti i torti (veri o presunti) subiti dal popolo ebraico. Sull’argomento vanno fatte due importanti riflessioni. La prima riguarda l’informazione, che nel corso degli ultimi sessant’anni è sempre stata e continua ad essere unilaterale. La Palestina, infatti, poiché non è ancora riconosciuta come una nazione non ha organi di stampa ufficiali, né possiede un ministero dell’interno o uno degli esteri. Anche in occasione di quest’ultima ondata di violenza, sui giornali e nei telegiornali, i cittadini hanno ascoltato solo le parole e le ragioni dell’ambasciatore israeliano, benché il suo omologo palestinese sia presente a Roma. Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele stessa, nonché l’Unione Europea chiamano terroristi i militanti di Hamas, che invece si definiscono un gruppo politico, che lotta per la liberazione e l’indipendenza della Palestina. È tutta una questione di comunicazione, dunque, la storia non è obiettiva ma è sempre diversa a seconda del punto di vista dal quale la si osserva. Questa incertezza, questa ambiguità hanno favorito un certo risentimento popolare nei confronti degli Israeliani, da parte dei cittadini di molti Stati cosiddetti occidentali. Il fatto che la Palestina non abbia uno stato organizzato, né un esercito (benché usi le bombe), che abbia visto il suo territorio ridotto drasticamente nel corso degli anni fino diventare una striscia di pochi kilometri non presenta bene le ragioni d’Israele. Troppi i morti tra i civili, troppi bambini uccisi o mutilati, troppa sete di supremazia e prevaricazione hanno generato un odio civile nei confronti del popolo israeliano. E allora vengono di nuovo alla luce vecchie etichette, che sembravano essere sparite nei meandri della storia, come quella riguardante la presunzione di essere il “popolo eletto”, tanto che ci sono molte persone che fanno notare come gli Israeliani stiano facendo ai Palestinesi quello che i nazisti hanno fatto a loro: sterminio, annientamento e violenza inaudita generati da un odio ingiustificato. D’altro canto, i militanti palestinesi, come già detto, possono essere visti come attivisti, politici, gruppi paramilitari o terroristi e questo è emblematico della facilità con la quale la verità può essere manipolata e distorta in una situazione di conflitto trascinatasi troppo a lungo. A complicare, poi, tutte le discussioni e le opinioni c’è una certa parte della propaganda israeliana, secondo la quale ogni opinione in contrasto con le scelte della madrepatria, militari o politiche che siano, è un atto di antisemitismo. La religione non c’entra e nemmeno la razza, il credo politico o la cultura; il fatto è che questa guerra che insanguina la Terra Santa, è vergognosa, riprovevole e si è spinta troppo oltre. Smisurato e incalcolabile è il numero delle vittime ed eccessivo il novero delle promesse non mantenute, delle bugie dette e dei sacrifici di uomini giusti e onesti che hanno lottato per la pace. È ora di guardarsi allo specchio, prendersi le proprie responsabilità e fare atto di contrizione, è ora di costruire la pace e la convivenza, senza più nascondersi dietro i torti subiti in passato perché la loro vergogna resta ma adesso è l’ora di fare la cosa GIUSTA.

 

di Patrizio Pitzalis

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