Una ventenne contro il programma di Belén: “Maschilista e pieno di stereotipi”

zUna ventenne padovana, Camilla De Luca, ha lanciato una petizione su Change.org per chiedere la chiusura del programma di Belén Rodriguez “Come mi vorrei”, in onda tutti i pomeriggi su Italia1, raggiungendo oltre 30mila firme. La trasmissione, condotta dalla 29enne argentina, una delle showgirl più famose e talentuose d’Italia, aiuta le sue ospiti a migliorare la loro immagine. Insomma, se ti senti insicura e un po’ “sfigata”, ora puoi appellarti a Belén, che risolve i tuoi problemi esistenziali (si fa per dire). La fenomenologia del programma è la seguente: la conduttrice sceglie chi aiutare, selezionando la candidata fra i videomessaggi ricevuti, al fine di renderla “più carina”, “più curata”, “più sexy”. Poi la incontra di persona, procedendo all’ispezione del suo armadio e successivamente stabilendo su quali punti procedere per intervenire, scrivendoli con un rossetto su uno specchio. Poi si arriva al fatidico cambio di look: capelli, trucco e abbigliamento vengono migliorati per fa sì che la ragazza arrivi a piacersi ed accettarsi. Tutto ciò non è andato giù a Camilla, studentessa iscritta a Scienze dell’Educazione e della Formazione a Padova, che ha lanciato una petizione per chiudere il programma. In essa la giovane scrive: “Ho visto una puntata di Come mi vorrei e credo che il programma potrebbe chiamarsi piuttosto Come mi vorreste voi. Non ho mai visto un programma tanto maschilista e pieno di stereotipi. Una ragazzina che guarda questo programma è portata a pensare che l’unico modo per poter avere un ragazzo ed essere accettata dagli altri, sia quello di cambiare radicalmente per aderire ad un’immagine stereotipata e falsa dettata da una società omologante”. E poi ancora: “Il pensiero che anche una sola ragazza possa recepire il messaggio proposto da questo programma mi inorridisce e per questo ho deciso di intervenire, seppur nel mio piccolo, con questa petizione. Linda chiede a Belén un aiuto per piacere ad un ragazzo che non la ricambia. Invece di ricevere consigli, viene insultata come persona e presa in giro per il modo in cui si veste, le viene detto che deve cambiare radicalmente senza tenere in conto la sua personalità e le sue opinioni, viene sottoposta al giudizio di due ragazzi che la giudicano secondo canoni stereotipati. Belén dice alla ragazza che l’avrebbe derisa vedendola passare per strada. Io credo che non esista un modo sbagliato di essere e vestire e credo che dobbiamo smetterla di rispondere soltanto ai canoni di bellezza dettati dalla società”. Camilla chiede infine che il programma venga chiuso “perché non merita di andare in onda”. La Linda cui si riferisce Camilla è una 21enne dal look un po’ gotico, protagonista di una puntata andata in onda. Non la pensa così negativamente Luca Tiraboschi, direttore di Italia1: secondo quanto riportato sul Corriere della Sera il 20 aprile 2014, che dopo le critiche nei confronti del programma avrebbe commentato: “Stiamo parlando di un people show, di intrattenimento. Non credo sia compito della tv commerciale e in particolare di un programma come questo fare dell’introspezione psicologica approfondita”. Secondo Tiraboschi non bisogna tralasciare il fatto che “oggi vanno tanto di moda gli instant look, noi facciamo degli instant look, se la ragazza non ci si rivede, dal giorno dopo può tornare come prima”. In effetti, non è certamente Belén l’unica a condurre programmi di questo tipo, soprattutto se pensiamo a quelli in onda su Real Time tipo “Ma come ti vesti?” o “Plain Jane” su Mtv. Probabilmente in questo caso la grande popolarità della showgirl non ha giocato a sua vantaggio poiché era pressoché scontato che se ne sarebbe parlato, o in positivo o in negativo. Rimane il problema di fondo: come possono delle giovani donne pensare che i loro problemi vadano risolti in tv e non da sé o in famiglia? Questa sembra più una degenerazione sociale che televisiva. Non dobbiamo dimenticare che ci sono giovani nati e cresciuti nell’era del reality show, per i quali è quasi naturale avere le telecamere puntate qualche ora durante il corso della vita. D’altra parte però, il numero dei firmatari della petizione continua a crescere. Chi la spunterà? Staremo a vedere.

Silvia Di Pasquale

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