L’insulto 2.0

insulti-boldriniL’insulto 2.0 è quello che nel 99,9% dei casi rimane impunito. Tutto è lecito quando si preme il tasto “commenta” e si spara a zero su qualcuno. Peccato che questo qualcuno sia nella maggior parte dei casi un individuo di sesso femminile, magari particolarmente piacente. La malcapitata, sebbene non abbia mai esercitato il mestiere più antico del mondo, non può che subire involontariamente il colpo di essere definita una poco di buono, allo stesso modo in cui si direbbe un “ciao, come stai”. Il web incontrollato ha portato alla ribalta gruppi di pervertiti che sfogano le loro ire in rete, convinti che mai nessuno focalizzerà la propria attenzione sui loro commenti. Probabilmente quegli stessi individui difficilmente sarebbero in grado di ripetere quanto scrivono viso a viso con la persona che si accingono a insultare. Si nascondono dietro foto e profili virtuali, che rappresentano comunque uno scudo di difesa. Difficilmente chi commenta una foto di Belen Rodriguez postata sulla sua pagina fan di Facebook, incontrerà mai di persona la showgirl. E questo per tali individui è una forma di garanzia. Ma sbaglia chi è convinto che attraverso un social network non sarà mai identificabile. Il caso degli insulti indirizzati alla Presidentessa della Camera, Laura Boldrini, in seguito alla messa on line di uno status di Beppe Grillo particolarmente equivocabile, ovvero: “Che succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina?”, è esemplare. Coloro che hanno postato frasi molto pesanti sotto il profilo sessuale, sono apparsi in diretta tv con i loro nomi ben visibili nello screenshot diffuso subito dopo lo scoppio del caso mediatico. “Questo è un attacco eversivo contro le istituzioni. Un attacco che deve essere respinto da tutte le forze democratiche. Alla Camera c’è gente che lavora seriamente per cambiare le cose da di dentro e questo non può essere distrutto”, ha commentato Boldrini. E poi ancora: “Tanta rabbia e tanto odio invece della volontà di confrontarsi, si sono visti solo in dittatura (…) come fanno le deputate e le sostenitrici del M5S ad accettare quello che succede?”. I sostenitori dei 5 Stelle da parte loro, giustificano l’odio venutosi a creare contro la Boldrini come conseguenza della ghigliottina, che la Presidentessa avrebbe usato contro l’ostruzionismo dei parlamentari del movimento, al fine di consentire l’approvazione del decreto Imu-Bankitalia. “La Boldrini nel suo ruolo è inadeguata, impropria, miracolata. Deve andarsene in fretta”, ha scritto Grillo venerdì sul suo blog, lanciando l’iniziativa #Boldriniacasa. Già lo scorso 5 settembre il leader aveva definito la Presidentessa “un oggetto di arredamento del potere”. Certo non è scontato che gli autori dei commenti disdicevoli a sfondo sessuale siano necessariamente reali sostenitori del Movimento 5 Stelle e non sarebbe corretto identificarli con il pensiero dei rappresentanti. Tuttavia, dopo che la scorsa settimana un deputato del Movimento, Massimo Felice De Rosa, si era rivolto alle colleghe del Pd dicendo: “Voi donne del Pd siete qui perché siete brave solo a fare i pom****”, non è biasimabile chi pensa il contrario. Lo scontro resta comunque altissimo, tanto che l’altro ieri Grillo, dopo la cancellazione dei post ingiuriosi che aveva fatto pensare a una tregua, ha ritwittato una foto con la Boldrini in primo piano e dietro di lei ragazze in bichini con la scritta sul posteriore “We want Matteo ( Vogliamo Matteo, Renzi, per intenderci). “Che razza d’ipocrita . La Boldrini è cieca quando gli conviene”, ha scritto Grillo. E poi ancora: “Questa è propaganda politica di Matteo Renzi sulle donne”. A questo punto è doveroso chiedersi dove condurrà la libertà massima di espressione sul web? Riusciremo ad auto educarci, senza scadere nella volgarità nuda e cruda, che nella realtà della vita difficilmente utilizzeremmo? L’impressione è quella di manipolare un mondo che vorrebbe essere solo virtuale, ma in realtà manifesta i suoi effetti anche nella realtà. Anzi, nel caso Boldrini alcuni commenti di Facebook sono riusciti a scatenare il putiferio perfino nelle istituzioni. A questo punto il gioco del “condivido, posto, commento” su Facebook o Twitter si fa sempre più serio. Non sarà sempre possibile eliminare il problema dei commenti beceri e offensivi solo attraverso la cancellazione a posteriori. Forse sarebbe il caso di educare prima al rispetto reciproco chi li scrive.

Silvia Di Pasquale

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