Kazuyoshi Nomachi. Le vie del sacro.La fede è la forza più grande e misteriosa del mondo

Spesso ci si domanda quale sia la vera accezione di sacro. Cosa, quindi, sia degno di tale rispetto, deferenza e venerazione da permettere la nascita di un culto; ma, oltre a questo, ci si domanda come può il sacro essere così profondamente diverso e variegato nelle diverse regioni del mondo, quanto ci sia di universale e cosa accomuni gli infiniti “sacri”. Kazuyoshi Nomachi che, fin dal suo primo viaggio a venticinque anni, è sempre stato un fotografo documentarista, ha compiuto nella sua vita un lungo itinerario nella fede e nella sacralità in tutte le sue espressioni. Rende omaggio a questo cammino straordinario una mostra in programma al Centro di Produzione Culturale La Pelanda che, attraverso 200 scatti divisi in 7 sezioni, racconta il viaggio di Nomachi in terre lontanissime ed esotiche a caccia degli scatti che immortalassero la sacralità della vita quotidiana, con il desiderio di esprimere quella spiritualità che dà ritmo e significato anche alle condizioni di vita più dure. Per oltre 40 anni la sua ricerca è ruotata costantemente intorno al tema “della preghiera e della ricerca del sacro”, rivolgendo la propria attenzione alle culture tradizionali, espressione delle genti che vivono nelle terre più aspre dei quattro angoli del mondo. Il grande fotografo giapponese ha saputo cogliere la spiritualità di quei luoghi selvaggi e stupefacenti in cui i ritratti, i paesaggi e gli esseri umani assumono una dignità perfetta, fondendosi con il resto in composizioni quasi pittoriche, illuminate da un bagliore accecante, reale e trascendente allo stesso tempo. La prima tappa del suo viaggio straordinario fu il Sahara. L’immensità di questo deserto, non è solo un concetto spaziale, ma risiede anche nel tempo. Una volta, infatti, esso faceva parte di un territorio dal clima umido, come testimoniano le incisioni lasciate nella pietra in più di 8000 anni di storia. Durante quei viaggi, il fotografo giapponese scoprì il fascino del Nilo e della sua immensa e straordinaria varietà naturalistica oltre a quella della gente che vive lungo le sue rive. Particolarmente interessante fu per lui l’incontro con una popolazione del Sudan, che viveva ancora a stretto contatto con il bestiame come nella preistoria Poi il suo obiettivo si spostò verso l’altopiano etiopico da sempre agitato dall’attività tettonica, caratterizzato da una grande biodiversità e nel quale gli insediamenti umani spaziano dai 3500 metri sopra, ai 115 metri sotto il livello del mare. Abitano lì ben 83 gruppi etnici, ciascuno dei quali è saldamente legato alle proprie tradizioni culturali; in una terra prevalentemente islamica sopravvive una comunità cristiana antichissima trasmessa nei secoli di generazione in generazione: nei suoi quasi 3000 anni di storia l’Etiopia ha sempre mantenuto rapporti con la Palestina e l’Arabia più che con l’Africa Nera. Nomachi ha dedicato una serie di fotografie al più importante evento della confessione musulmana: il pellegrinaggio alla Mecca, da compiersi almeno una volta nella vita di ogni fedele. Tappa finale di questo viaggio nel viaggio, è la cultura indiana e il suo simbolo principale, il fiume Gange. Esso nasce nei ghiacci dell’Himalaya e sfocia, dopo un corso di 2500 km, nel Golfo del Bengala. Nomachi ha immortalato i rituali millenari che si svolgono lungo il suo corso, in particolare il Maha Kumbh Mela, celebrato ogni 12 anni, durante il quale si riuniscono decine di milioni di indù per la preghiera, con forme di riti ereditate dell’India antica. Un grande e appassionate viaggio quello di Nomachi, alla scoperta della fede e della sacralità. Un viaggio alle origini stesse della nostra esistenza che, grazie a questa mostra, ognuno può fare insieme a lui.

 

Box informazioni:

Kazuyoshi Nomachi. Le vie del sacro 

La Pelanda – Centro di Produzione Culturale  Roma, Piazza Orazio Giustiniani 4 

dal 14 dicembre 2013 al 4 maggio 2014

info: tel. 060608   www.mostranomachi.it

 

Patrizio PitzalisEthiopia_0006

 

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