Federico Pezzetta e gli “Heaven Side”

incontro con lo storico leader di una delle giovani band più amate della capitale 

Federico Pezzetta è un giovane cantante romano che da più di sei anni calca i palchi della Capitale portando avanti il suo progetto musicale: gli Heaven Side.
La vita dei giovani musicisti, a qualsiasi genere o stile appartengano, non è mai facile agli inizi. Soprattutto se questi decidono di inseguire i loro sogni percorrendo un sentiero ormai in disuso. Un sentiero costellato da centinaia di concerti nei locali più diversi della città, non di un’unica esibizione in playback in un programma televisivo, con un manager che assembla un gruppo di  sconosciuti mandandoli sul palco dopo avergli assegnato uno stilista e una manciata di canzoni.  E’ un sentiero difficile, dove un artista non può contare su nessun aiuto esterno e devi addirittura prodursi da solo i primi album.
Questo è il sentiero che hanno scelto di percorrere gli Heaven Side, una formazione che da oltre un lustro è protagonista della nuova musica d’autore romana. Il gruppo attualmente vede Stefano Esu alla chitarra, Giovanni Macchi alla batteria, Giulia Spinelli al basso, Federico Canonici alle tastiere,  e, naturalmente, Federico Pezzetta come voce solista e chitarra.
Il loro sound leggero e tempestoso sta lentamente coinvolgendo la Capitale, serata dopo serata, concerto dopo concerto.
Abbiamo incontrato lo storico leaeder della band: Federico Pezzetta.

Com’è nato il progetto Heaven Side?
L’idea degli Heaven Side  è nata dalle ceneri di una mia precedente esperienza con un gruppo chiamato Lost Words. Ormai avevo capito che la musica era la mia strada e volevo continuare a percorrerla condividendo la mia passione in un gruppo. La prima formazione degli Heaven Side risale invece a cinque anni fa. Nel 2006  abbiamo pubblicato  il nostro primo Ep in inglese, “On the other side”. Poi, nel corso degli anni, la band ha subito molti avvicendamenti fino ad arrivare al quintetto attuale. Io sono l’unico “sopravvissuto” della vecchia formazione. Con i miei nuovi compagni di viaggio abbiamo pubblicato due Ep, in italiano, “Quello che rimane” e “Magnete/Fiamma gelida”.

Tradotto letteralmente “Heaven Side” significa “angolo di Paradiso”. Da cosa è derivata la scelta di questo nome?
Ci piaceva l’immagine di grandezza che il nome comunicava. Una definizione che porta alla mente immagini positive e al tempo stesso indefinite. E’ un luogo dove solo la musica può farti giungere dopo averti preso per mano.

Com’è stato il vostro approccio alla musica professionistica? Quali sono state le maggiori difficoltà?
L’approccio con il professionismo è stato, come spesso succede, molto duro. Fondamentale per il gruppo è stato realizzare che la musica non era solo un hobby ma una “creatura” da nutrire continuamente, inserendola tra le priorità della vita quotidiana.
Tra le difficoltà maggiori,  oltre sicuramente alle difficoltà economiche, dobbiamo sottolineare anche la mancanza di una vera cultura musicale in Italia. Questo riguarda sopratutto gruppi come il nostro, che fanno musica inedita. Se fossimo una cover band il discorso sarebbe totalmente diverso. Vivremmo di luce riflessa e con scarse soddisfazioni dal punto di vista artistico ma avremmo molti più ingaggi nei locali e persino dei compensi più alti. E’ triste, ma è la dura realtà dei fatti.  Sicuramente il momento della discografia generale non aiuta i gruppi emergenti, mancano le risorse e quindi si punta tutto su prodotti “immediati”.
Noi comunque non ci scoraggiamo, non vogliamo essere quello. Ci emoziona scrivere e creare musica, sentire che quello che esce dagli amplificatori è qualcosa che abbiamo composto noi. Penso ci siano poche soddisfazioni più grandi di questa per chi fa musica.

Com’è attualmente il suo rapporto con la musica? Trova che esista un confine tra arte e lavoro?
Il mio rapporto con la musica è quotidiano da sempre, stessa cosa per gli altri componenti della band. Tra la musica che componiamo e quella che ascoltiamo c’è sempre una certa sfera di influenza.
L’Arte è una componente fondamentale per la vita di una società, ma non viene considerato un lavoro “serio” finché non si arriva ad alti livelli. La cosa che ci spinge a fare musica è la volontà di riuscire a creare delle canzoni che possano durare nell’arco del tempo e che non siano usa e getta, e vista la “saturazione” a livello musicale che si è raggiunta nell’arco degli ultimi anni è sempre più difficile riuscire in un’impresa del genere.

Si è emozionato di più salendo su un palco o sentendo la sua voce alla radio?
Salire sul palco è una sensazione sempre intensissima ogni volta. L’impatto e l’adrenalina che scaturisce da un’esibizione davanti ad un pubblico è un qualcosa di indescrivibile.
Naturalmente, anche quando Radio Luiss passò “Paranoid” una canzone del nostro primo Ep, fu una grande emozione. Ma nulla è paragonabile a ciò che succede prima, durante e dopo un concerto.

Lei ha cantato l’amore, la solitudine, il dolore dei ricordi. C’è un verso particolare, tra quelli che ha scritto, in cui si riconosce di più?
Mi viene da pensare ad una strofa che canto nel singolo “Magnete”, la canzone del nostro primo videoclip. Un verso che mi è stato ispirato dalla lettura del bellissimo libro di Antonio Moresco “Gli incendiati”.

“La vista è annebbiata sai,
brucerai insieme a me,
hai incendiato tutto mai,
io l’ho fatto ed è per te”.

E’ un verso che sento molto forte dentro di me, credo sia importante essere in grado di provare sentimenti così forti. E credo che ormai poche persone ci riescano. Lasciarsi incendiare dai sentimenti è una cosa meravigliosa, ma non tutti hanno il coraggio di farlo.

Quali sono i progetti futuri del laborioso cantiere degli Heaven Side?
In questi ultimi mesi abbiamo registrato il nostro nuovo Ep “Magnete/Fiamma gelida” e girato il nostro primo videoclip “Magnete” con l’ agenzia MediArt. Ora ci aspettiamo di vedere i frutti del nostro lavoro, cementando il rapporto con lo zoccolo duro dei nostri fans che ci sorprendono ogni giorno per numero e passione. Continueremo a suonare nella Capitale e, speriamo, presto anche in tutta Italia. Poi, chi lo sa, potremmo pensare ad un nuovo videoclip visto il successo del primo, ma questo è un progetto top- secret per ora!

Noi di Eventi Culturali auguriamo allora a questa  band che il sentiero da percorrere non sia più impervio e che possano presto raggiungere il successo che sicuramente meritano, ora che l’originalità artistica, libera dalle ancore dell’industria, è diventata merce tanto rara nel panorama musicale del nostro Paese.

Nicola Salerno

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