L’appartamento al Quirino, tra cinema e teatro

La programmazione del Teatro Quirino di Roma ci ha abituato a una sorta di corto circuito tra teatro, cinema, musica e danza, confermato la sera di martedì 11 gennaio dalla prima de L’appartamento di Billy Wilder e I.A.L. Diamond, nell’adattamento di Edoardo Erba e Massimo Dapporto, per la regia di Patrick Rossi Gastaldi. Tutti ne conosciamo la trama per aver visto l’omonimo film di Billy Wilder, una commedia dolce-amara interpretata da Jack Lemmon e da una deliziosa Shirley MacLaine.
L’appartamento del titolo è merce di scambio, alcova che C.C. Baxter (Massimo Dapporto, nella foto), impiegato ambizioso e carrierista di una società di assicurazioni, mette a disposizione dei propri superiori. Speranzoso, lo presta per farsi benvolere, ma con questa sua disponibilità si pone al centro di una girandola di chiacchiere, di equivoci e di ridicolo. Il prezzo è alto, ma quando è proprio il direttore del personale J. D. Sheldrake (Riccardo Maria Tarci) a chiedere il favore sembra fatta. C.C. ottiene una promozione: peccato che l’amante del capo sia Fran Kubelik (Benedicta Boccoli, nella foto), la “ragazza dell’ascensore”, la giovane collega della quale Baxter è innamorato.
Da una parte i sentimenti dunque, da una parte l’ambizione e la carriera, ammesso che il piccolo impiegato dal nomignolo curioso e ingenuo – la pronuncia delle due iniziali suona Cicci – possa veramente farla, servizievole e privo di grinta com’è! Non c’è bisogno di anticipare la conclusione.
Scrive Gastaldi nelle sue note di regia: «In senso metaforico L’appartamento potrebbe essere sottotitolato come riconquistare l’innocenza perduta»; aggiunge di aver volutamente mantenuto l’ambientazione negli anni Sessanta del film, «come se riconquista, innocenza, candore, etica e amore fossero valori del passato. Sarà vero? A voi l’ardua sentenza».
Nonostante la riflessione che Gastaldi propone al pubblico, il suo Appartamento è comunque una commedia, uno spettacolo allegro e luminoso (il disegno delle luci è di Mario Esposito, le musiche sono di Antonino Armagno), che lascia affiorare il cinismo, ma anche le nevrosi, di un mondo che fa del lavoro, dell’ambizione, del denaro i propri idoli. La scenografia (le scene sono di Luca Nardelli) mostra i luoghi di quei valori, alternando, grazie a una pedana rotante, l’interno dell’ufficio e l’interno dell’appartamento, mentre sullo sfondo rimane fissa la parete di vetro e cemento del grattacielo, sede della società; al contempo la recitazione, talvolta in verità sopra le righe, su quei valori fa cadere il ridicolo, banalizzandoli.
Lo spettacolo rimarrà in scena al Teatro Quirino fino al 30 gennaio.

 
INFO
botteghino 06/6794585
numero verde 800013616
mail info@teatroquirino.it

 

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