Misi me per l’alto mare aperto

Dopo il grande successo de “L’uomo che non credeva in Dio” in cui l’autore compie un lungo viaggio attraverso la sua stessa storia, la sua biografia, Eugenio Scalfari torna a viaggiare per l’alto mare aperto della Modernità. Un viaggio incredibilmente affascinante, piacevole, ricco di contenuti, definito necessario dallo stesso fondatore de La Repubblica: “Questo libro non è una scelta ma una necessità…Ho sentito d’essere chiamato a testimoniare. Una nascita, un viaggio, un declino. E poi un finale”. Il saggio-viaggio di Scalfari è una rivisitazione un po’ particolare dei quattro secoli che costituiscono l’Età Moderna; quattro secoli densi di avvenimenti che hanno capovolto il modo di pensare, di comunicare e di agire dell’uomo, insomma il concetto stesso della vita. L’inizio della Modernità è spesso fatta coincidere dagli storici con l’importantissima scoperta dell’America, mentre il viaggio di Scalfari comincia a quasi cent’anni di distanza da quell’evento con la pubblicazione, in varie edizioni (la prima nel 1580, la seconda nel 1588, infine, la terza nel 1595), degli Essais di Michel Eyquem de Montaigne. Gli Essais sono la prima opera che mette in crisi l’idea stessa di una morale unica e universalmente valida, arrivando alla conclusione che tutte le credenze umane nascevano dalle abitudini e dalle forme di vita e che non era quindi possibile ricondurre le diverse civiltà umane all’unità. Il pensiero moderno abolisce l’idea della verità assoluta, della metafisica, che rappresentò, per duemila anni, il capitolo uno di ogni filosofia e ne evidenzia la sua relativià. Si arriva, con gli Essais, all’affermazione del principio secondo il quale l’uomo è padrone di se stesso e dunque soggetto individuale, sebbene teoricamente, slegato dalla comunità cui appartiene. La coscienza individuale assume la sua autonomia e diventa il centro dell’uomo: le varie verità e i vari pensieri sono improntati a quel pluralismo che è conseguentemente il sinonimo di relativismo. Per quattro secoli questi sono stati  i temi fondanti del dibattito che non ha interessato soltanto la filosofia, ma la scienza, la religione, l’economia, la politica, l’arte in tutte le sue espressioni. Scalfari, accompagnato in questo lungo viaggio da Denis Diderot, il più mobile e flessibile dei moderni, sorpreso su una panchina del giardino del Palays – Royal, scruta l’epoca e i personaggi che l’hanno vissuta di profilo, evidenziando al lettore il rapporto che hanno avuto tra loro e con il periodo in questione, e cogliendo i loro pensieri riguardo i temi di quel dibattito. Il lungo viaggio cominciato a metà del ‘500 si conclude con Nietzsche (1844-1900), il quale portò al culmine estremo i pensieri illuministi abolendo la metafisica e portando a compimento il lungo viaggio intrapreso da Platone e approdando all’idea di un assoluto che ci precede e a cui ci riferiamo di continuo. In realtà il declino dell’Epoca Moderna durerà circa un secolo e si cesserà “come il sole che lungamente si attarda nei crepuscoli incendiati di rosa e d’oro e poi d’improvviso precipita nell’ombra della notte, così quel lungo tramonto affondò di schianto nei lager e nei campi di sterminio della Shoah”.
In Per l’alto mare aperto Eugenio Scalfari si fa portavoce dell’ “ultima generazione dei moderni, la mia, la nostra”, componendo un ritratto individuale e collettivo di grande respiro, capace di vedere il nuovo dentro le sue radici, con curiosità e intelligenza, senza nostalgia.

Eugenio Scalfari, Per l’alto mare aperto, Einaudi 2010, pagine 281, 19,50 euro

Cinzia Murgia

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