Il Mistero Pop-olare di Paolo Rossi

Era il 1969 quando, presentato come “giullarata popolare”, Dario Fo mette in scena per la prima volta il suo capolavoro “Mistero buffo”, scritto nel linguaggio inventato del “grammelot”. Grazie al suo “Mistero Buffo” vincerà poi, nel 1997, il Premio Nobel per la Letteratura. L’opera, in queste settimane, è nuovamente in scena al teatro Strehler di Milano rivisitata nella sua versione Pop dall’allievo di Fo, Paolo Rossi. È meglio chiarire sin da subito allo spettatore, sebbene molto sinteticamente, cosa si intende con “misteri”: essi nascono in Grecia, già in epoca arcaica, e designano culti esoterici dai quali prendevano vita le rappresentazioni di eventi sacri: misteri eleusini e dionisiaci. Il termine fu ripreso in epoca cristiana per definire i riti fin dal III e IV secolo dopo Cristo. Ma è nel Medioevo che il termine “mistero” acquisisce tout court il significato di rappresentazione sacra; l’espressione “mistero buffo” quindi si riferisce a rappresentazioni di temi sacri in chiave grottesco- satirica. Il giullare medioevale si preoccupava di smascherare, denunciare in chiave comica le manovre furbesche di coloro che, approfittando della religione e del sacro, si facevano gli affari propri; e Dario Fo si rifà proprio allo stile irriverente delle rappresentazioni medioevali messe in scena da giullari e cantastorie col fine ultimo di risvegliare le coscienze mediante la smitizzazione di celebri episodi storici e religiosi, naturalmente senza mai sbeffeggiare la religione. E questa stessa prospettiva è ripresa da Rossi per rivisitare il Mistero Buffo del maestro: è il punto di vista del giullare medioevale, vero interprete dei malumori del popolo verso i detentori del potere, il quale dà vita ad una rappresentazione teatrale che diventa il mezzo primo d’espressione, di comunicazione, ma anche di provocazione e di agitazione delle coscienze. Quarantuno anni dopo la prima messa in scena di un’opera teatrale che ha segnato la svolta del teatro popolare in Italia e nel mondo, l’irriverente Rossi rilegge, rivisitandole e creando due percorsi paralleli: i misteri di Fo e quelli inediti di Rossi, le storie di Cristo dai Vangeli apocrifi, in maniera “onesta” perché, come egli stesso spiega, “la nostra è ancora un’epoca in cui difendere dei valori vuol dire difendere la sopravvivenza”. È la storia di molti Gesù Cristo che chiedono semplicemente di che nutrirsi, solo che approdano nella nostra terra in un gommone e non su un somarello. Il brillante Rossi dà voce alla povera gente, gli umili, gli unici protagonisti veri del buono e del cattivo tempo della nostra società di ieri e di oggi. Con il suo Mistero Buffo (p.s.: nell’umile versione pop) Paolo Rossi si pone a disposizione di chi ancora ha voglia di sognare, ma soprattutto vuole lottare e cambiare lo status quo.

Cinzia Murgia

 

Il Mistero Buffo di Dario Fo (p.s.: nell’umile versione pop)
di e con Paolo Rossi
musiche composte ed eseguite dal vivo da Emanuele Dell’Aquila,
regia Carolina De La Calle Casanova,
produzione La Corte Ospitale – Compagnia del Teatro Popolare,
organizzazione e distribuzione La Corte Ospitale con la collaborazione di Fondazione Giorgio Gaber.
Teatro Streheler dal 4 al 30 maggio 2010.

Related Posts

di
Previous Post Next Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

0 shares